Thursday, December 17, 2020

La quarantena dei leader europei dopo la positività di Macron - Insideover

La quarantena dei leader europei dopo la positività di Macron

Emmanuel Macron è positivo al coronavirus, e anche se stando alle indiscrezioni le sue condizioni di salute non destano preoccupazione la notizia ha fatto il giro del mondo e prodotto conseguenze importanti. Non parliamo solo delle ricadute interne alla Francia, che ha visto la sua catena di comando messa sotto pressione dal confinamento del presidente e dalla contemporanea quarantena di primo ministro e presidente dell’Assemblea Nazionale, ma anche delle ricadute sulle cancellerie del resto d’Europa.

Macron, infatti, era reduce dal recente Consiglio europeo che ha dato il via libera al Recovery Fund e alla riforma del Mes. In questo contesto ha incontrato tutti i leader del Vecchio Continente, da Angela Merkel a Viktor Orban, da Giuseppe Conte a Ursula von der Leyen. E dunque in diverse capitali i leader che hanno avuto i contatti più stretti con il titolare dell’Eliseo si sono quarantenati preventivamente. Pedro Sanchez, il primo ministro spagnolo, ha deciso di auto-isolarsi per sette giorni e seguirà da remoto le discussioni politiche sull’allocazione dei fondi comunitari destinati a Madrid, mentre analoga decisione è stata presa dal belga Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, come riporta il Financial Times. Ieri, inoltre, il presidente francese aveva pranzato all’Eliseo con il premier portoghese Antonio Costa. Il leader socialista lusitano non ha ancora deciso il da farsi: sta aspettando l’esito del test, ma ha scelto a sua volta la strada dell’autoisolamento preventivo.

Fonti Ue hanno rassicurato sul fatto che l’incontro tra i leader europei si sarebbe svolto nel rispetto di tutte le regole di distanziamento e sicurezza prescritte, ma è complesso valutarne l’effettiva applicazione specie nella concitata fase di negoziazione politica. Chi ha già escluso l’auto-isolamento è la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. “L’ultimo test” anti-Covid fatto dall’ex ministro della Difesa tedesco “risale a lunedì” e “al momento non si trova in auto-isolamento”, ha detto il portavoce della Commissione Eric Mamer nel corso del punto stampa quotidiano.

Questione interessante nel contesto dell’allarme pan-continentale sorto in seguito alla positività di Macron è l’attivazione automatica di diversi protocolli securitari per la tutela della salute e l’isolamento dei leader altrimenti impossibilitati a svolgere il proprio lavoro in assenza della possibilità di lavorare da remoto e a distanza. L’imposizione del distanziamento sociale vale anche per i leader e diversi Paesi applicano diversi livelli di guardia, passando alla prevenzione al tamponamento automatico degli esponenti istituzionali venuti in contatto col leader risultato positivo.


E Giuseppe Conte che farà? Al recente Consiglio Europeo il premier italiano ha senz’altro avuto modo di incrocaire Macron e nella giornata odierna il presidente del Consiglio si è recato a Bengasi assieme al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio per il (discusso) viaggio di rimpatrio dei pescatori di Mazara del Vallo sequestrati oltre cento giorni fa. Non è dato sapere, ad ora, se Conte abbia avuto modo di effettuare tamponi anti-Covid nei momenti precedenti il viaggio ma al momento da Palazzo Chigi non è filtrata alcuna notizia circa possibili autoconfinamenti del presidente del Consiglio. Atteso in serata dal complesso incontro con Matteo Renzi nel quadro della “verifica” della tenuta dell’esecutivo al cui appello manca solo, tra le forze di maggioranze, il partito dell’ex premier, Italia Viva.


Rispetto alle positività di altri leader, come Jair Bolsonaro e Boris Johnson, quella di Macron è avvenuta in una fase di intensi meeting internazionali e, dunque, è risultata una patata bollente per interlocutori e alleati. Un’altra anomalia e un altro effetto indesiderato del Covid è dunque questa sua imprevedibilità, che minaccia i processi decisionali di quei Paesi che non hanno politiche precise di delega delle competenze e di prevenzione in caso di contatto con leader risultati infetti. Non sembra che a Roma nessuno si sia mai preoccupato di programmare in tal senso.

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